
Prima di tutto, vorremmo rassicurarvi: NIENTE PANICO. No, non abbiamo certezze al 100% ma sì, abbiamo un piano.
I pavesi più attenti (o quelli che ci seguono su Facebook) avranno senz’altro già letto la notizia, di ormai quasi due mesi fa: una parte dell’Arsenale di Pavia diventerà sede di un Polo archivistico che concentrerà in un unico luogo i materiali oggi decentrati in diversi spazi della Lombardia, mossa che farà risparmiare qualche soldo agli enti pubblici. L’accordo conclusivo è stato firmato proprio pochi giorni fa (16 settembre 2016) da Demanio, che ricordiamo essere il proprietario dell’Arsenale, il MIBACT (il diminutivo di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), Regione Lombardia e, naturalmente, il Comune di Pavia.
Il Demanio in particolare vuole rendersi parte attiva di una progettazione globale dell’area, coinvolgendo soprattutto le realtà che hanno partecipato alla Manifestazione di interesse dello scorso novembre, fra cui la nostra associazione: questo significa che l’importanza di avere un disegno unitario e condiviso su tutto l’Arsenale, opposta a una visione calata dall’alto e spezzettata del complesso, ha fatto presa, consapevolezza che ci fa capire che stiamo andando nel verso giusto. Resta solo da attendere che il tavolo dei manifestanti interesse sia convocato ma, appunto: niente panico.
Qualche dato per capirci meglio: l’archivio più grande sarà quello che verrà trasferito da Morimondo (con la M, non con la B!), in provincia di Milano: la sua superficie è di 12 mila mq e contiene materiale appartenente al MIBACT. Si prospetta che l’intero Polo archivistico coprirà, sul totale di 140 mila mq di superficie dell’Arsenale, 45 mila mq, ci cui 15-20 mila di superfici al coperto. Va sottolineato che, nelle linee guida elaborate con i cittadini, si prospettava già che un terzo della superficie dell’Arsenale avrebbe avuto funzione pubblica, quindi con le misure dovremmo esserci.
Il Polo sarà probabilmente trasferito nelle parti meno pregiate dell’Arsenale, per un banale motivo di conservazione ottimale di una giga-mole di carta: pareti in cemento è meglio di pareti in legno, senza contare che l’ideale sarebbe avere pochi punti di esposizione diretta alla luce solare. La zona potrebbe essere quella degli edifici segnati nella mappa qui sotto.

Tempistiche precise, chiaramente, non si possono ancora prospettare, sebbene si possa immaginare che saranno lunghe come un po’ sempre accade 🙂 Sicuramente nulla si muoverà senza avere i risultati degli studi di caratterizzazione, cioè quelli che riguardano lo stato del terreno e degli inquinanti dell’area, studi che avrebbero dovuto dare risultati già lo scorso giugno (promessi ora entro la fine dell’anno). Come sempre: niente panico.
Dalle istituzioni tengono a far sapere – con un po’ di sollievo da parte nostra – che il Polo archivistico andrà inteso come zona viva e non come edificio in cui buttare materiale da tenere immobile: il risultato auspicato è quello che vede l’archivio frequentabile come fosse una biblioteca, oltre all’idea già espressa dai firmatari dell’accordo di esporre alcune installazioni e sculture nei cortili che potrebbero diventare parte dell’archivio.
Alla parola “archivio” nessuno di noi effettivamente ha fatto i salti di gioia, anche perché nessuno ne aveva mai parlato prima dell’approvazione della delibera regionale: siamo convinti che la notizia avrebbe raccolto maggiori consensi se fosse stata condivisa e si fosse permesso ai cittadini coinvolti di esprimersi e riflettere in merito. Vero però è che, con questa mossa del pubblico, anche i nostri progetti sull’area potrebbero avere finalmente una bella spinta in avanti: persone a guardia dell’Arsenale, finanziamenti per riqualificare l’area, la sicurezza che qualcosa (anche se mastodontico) si sta muovendo…
L’obiettivo è proprio quello di mantenere vivo il focus sull’enorme patrimonio di spunti, idee e proposte nati intorno all’Arsenale, affinché le istituzioni non possano fare a meno di tenerlo in forte considerazione e farlo proprio: su questo, abbiamo un piano.
Niente panico: sappiamo sempre dov’è il nostro asciugamano.